LA MIA VAL D’ORCIA

 

Ore 10:00 del mattino, nasce un pensiero: “sono stufo di questa città così grigia, parto, vado in Toscana”.

Tempo di organizzare lo zaino, sistemare l’attrezzatura fotografica e fare il pieno dell’auto e sono in viaggio. Un viaggio tutto sommato tranquillo, con ottima compagnia a tenermi attivo e concentrato per le successive cinque ore, traffico compreso. Una volta arrivati sul posto, impostando Podere Baccoleno, circa alle 16:00, inizio a studiare la luce con app come PhotoPills e a fare un primo sopralluogo sulla composizione da realizzare. Il tramonto è fissato alle ore 21:00 ma, come voi ben sapete, almeno un’ora prima bisogna essere sul luogo per la golden hour, fissata alle 20:15. Come riempire queste tre ore di attesa? Facilissimo, andiamo a studiare i primi piani per la notturna che faremo questa notte! Quindi dopo due ore di saliscendi tra colline meravigliose e paesaggi sconfinati, torniamo al Podere Baccoleno per realizzare una composizione che valorizzi il luogo ma che non cada nel banale, data l’alta inflazione del posto. Sono molto soddisfatto di questa fotografia e soprattutto sono molto felice di aver avuto un così bel tramonto, specialmente in un viaggio così on the road! La fotografia è scattata circa da questo punto, potete lasciare l’auto in una piazzola lungo la strada e incamminarvi per l’evidente sentiero!

Dopo un tramonto da far invidia alla vostra fantasia, passata la blue hour decido di andare verso i cipressi di San Quirico , la mia location per la notturna precedentemente studiata, sono circa le 22:00. Location semplicissima da raggiungere tramite la strada SR2 che collega la location a San Quirico D’Orcia circa 5 minuti dalla città. Unica precisazione sulla strada da percorrere: se sbagliate ad impostare la location, se immettete magari un punto all’interno del campo google maps avrà dei “problemi”. Infatti vi farà percorrere una strada più lunga e sterrata attraverso i cipressi, quindi non vedrete i cipressi mentre vi avvicinate, ma passerete praticamente attraverso gli alberi. Poco male, non è una strada infattibile ma sempre meglio evitare. Qui troviamo la visione più famosa dei cipressi, con la classica collina. Consiglio, quando viaggiate, fate vostro il luogo: valorizzate il primo piano, giocate con la composizione e soprattutto molto la vostra post produzione.

Ma relativamente in pochi conoscono invece questa location , non molto lontana dalla precedente: qui troviamo un anfiteatro di cipressi che possiamo trovare da cornice per una perfetta composizione con la nostra via lattea. Questa fotografia non è frutto di un time blending come sono solito fare, perchè fisicamente non ero presente alla blue hour, ma è frutto della fusione tra un primo piano realizzato a circa 5 minuti con uno scatto astroinseguito da 240 secondi. Piccola particolarità: quella che vedete nel cielo, non è una stella cadente ma una simpatica lucciola con manie di protagonismo! Ho deciso di lasciarla e non rimuoverla in post produzione, da quel tocco in più secondo me.

Essendo un viaggio on the road con una durata massima di due giorni ed una notte per esigenze lavorative, non possiamo fermarci neanche un minuto e quindi, dopo aver dormito un’oretta scarsa in auto, mi metto subito al volante per raggiungere la prossima meta: Il Podere Belvedere.  Raggiungere il luogo è semplice ma se non conoscete il punto strategico dove incamminarvi negli ulivi rischiate di perdere inutilmente tempo, infatti vi voglio fornire le coordinate precise per non confondervi ulteriormente le idee: 43.063534,11.609868 . Da questo punto, appena dietro il cartello San Quirico D’Orcia potete lasciare il vostro veicolo e incamminarvi parallelamente negli ulivi, dopo pochi passi arriverete alla ripresa classica del podere, ma anche qui, innovate. Cercate una composizione diversa, cercate di giocare col primo piano in funzione dello sfondo, usate il vostro teleobiettivo in maniera intelligente, giocate coi diaframmi, con lo sfocato, non cadete mai nel banale, ecco a voi la mia interpretazione del podere più fotografato all’alba.

È ora di tornare, la stanchezza inizia a farsi sentire e il lavoro chiama, ma non potevo lasciarmi scappare l’occasione di fotografare le famosissime Cascate del Dardagna e, come voi sapete, io vado pazzo per le cascate. Con un’ora scarsa di sonno in corpo, e ormai sei ore di viaggio, decido di affrontarne altre 3:30 per arrivare in questo paradiso naturale. Parcheggiando vicino al Santuario della madonna dell’acero; seguendo il percorso 331 per arrivare alle cascate, circa 45 minuti di sentiero, difficoltà praticamente minima con un bellissimo percorso di salite e discese in un panorama boschivo da far invidia ai romanzi fantasy di J.R.R. Tolkien. Le cascate sono imperiose, forti, prepotenti, con questo flusso d’acqua costante e spesso “fastidioso”, fotograficamente parlando. Munitevi di un panno in microfibra per mantenere sempre pulita la vostra lente, per evitare artefatti o gocce d’acqua. Piccolo consiglio, prima componete anche se la lente si laverà, poi pulitela e ad ogni scatto di focus stacking asciugate la lente. E soprattutto scattate sempre a favore di vento o in mancanza di esso, se possibile. Questo luogo è una vera e propria palestra per la vostra fantasia, divertitevi.

Non abbiate paura di andare in luoghi famosi, inflazionati, visti e rivisti. Ricordate sempre che nessuno vedrà mai il mondo con i vostri occhi, quindi calmatevi e sentitevi sempre spronati. Non vivete il mondo della fotografia come una competizione, come una gara al tramonto migliore o alla tecnica fotografica più pulite e precisa, per la tecnica c’è sempre tempo. L’arte nutre l’anima, voi cercate di contribuire con al vostra visione del mondo e siate sempre fieri di tornare a casa con LA VOSTRA visione di quel luogo, non con una fotografia simile ad altri. Uscite dal gregge e diventate fotografi, non limitatevi a fare fotografie. Se siete interessati a fare un tour fotografico anche solo di qualche giorno, come quello che vi ho descritto, non esitate a contattarmi a info@erikcolombo.com .

Grazie a tutti per l’attenzione, ci vediamo al prossimo articolo. 

Erik Colombo